“Se tutti volessero suonare la parte di primo violino, non si potrebbe mai mettere insieme un’orchestra. Rispettate pertanto ogni musicista in qualunque posto stia.”
(Robert Schumann, Regole di vita musicale, 1845)
“Ho sentito interpreti straordinari anche con violini meno famosi. Il suono viene da dentro di noi, non da fuori.”
(Uto Ughi, Corriere Della Sera, 2004)
“Dio ti liberi dal cattivo vicino e dal principiante di violino.”
(Proverbio)
Il violino è il più piccolo tra la famiglia degli strumenti ad arco, così chiamati perché il suono viene prodotto sfregando un archetto di legno e di crine sulle corde.
Se la storia ci tramanda i nomi dei liutai (costruttori di violini) che dal 1500 in poi definirono la forma e la costruzione del violino come lo conosciamo oggi – Andrea Amati, il celeberrimo Antonio Stradivari, Giuseppe Guarneri – le sue vere origini si perdono forse negli scambi commerciali ai tempi delle crociate, dove strumenti come la ribeca compaiono e si modificano nelle lire da braccio di epoca più tarda (i cavalli si stanno ancora chiedendo perché a un certo punto venisse loro tagliato il crine per strofinare quattro corde…).
Il violino, impiegato inizialmente come accompagnamento portatile nelle feste danzanti popolari o come imitazione e rinforzo delle parti vocali sacre e profane, in seguito “spicca il volo” per il suo virtuosismo (dita agili riescono a produrre note molto veloci sul suo manico senza tasti), per le caratteristiche differenze di colori ottenibili per mezzo del diverso uso della pressione dell’archetto sulle corde, per il vibrato che ne addolcisce la voce e che la rende personale.
Così il principiante, trascorso il tempo in cui cerca di costruire il suo suono (spesso trovando solo un rumore simile a quello di una “segheria in azione”), si allena a trovare le note senza l’aiuto dei tasti – come un rabdomante – e capisce che nulla si ottiene senza sforzo, venendo in seguito ripagato da un suono che scaturisce da dentro ed è unico.
D’altronde, il violino possiede un’anima (si chiama così il legnetto posizionato all’interno della cassa e che le trasmette le vibrazioni sonore).
Ogni compositore, in ogni epoca, ha scritto per violino e il violino si presta a svariati usi.
Fra gli autori “classici” troviamo Vivaldi (una ricerca recente indica i concerti per violino intitolati le “Quattro stagioni” come i più eseguiti nel mondo, oltre al fatto che spesso alcuni temi di questi stessi concerti vengono utilizzati per allietare l’attesa telefonica nei centralini), Bach (famosa è l’“Aria sulla quarta corda”, ovvero la sigla del noto programma televisivo Quark…), Mozart(la Sinfonia in sol minore n°40 è spesso impiegata anche come suoneria di numerosi telefoni cellulari), Mendelssohn (Concerto per violino in Mi minore) e Tchaikovsky (Concerto per violino in Re maggiore op. 35), solo per citarne alcuni tra i più famosi.
Il violino occupa un posto di rilievo anche nella musica popolare (in Irlanda, ad esempio), nella musica da film (tema di Schindler’s list), compie incursioni nel jazz (Grappelli&Django), sconfina perfino nel rock (David Garrett), recupera la costruzione di epoca barocca (con archetti più corti e curvi e corde in budello attorcigliato anziché di metallo, secondo la tradizione degli antichi “cordai”) o diventa elettrico (perdendo però le sue fondamenta: il legno non vibra più, “fulminato da una spina elettrica”).
Sembra – a detta di Tartini e Paganini – che il violino sia “lo strumento preferito dal diavolo”, perché rende possibili stratagemmi virtuosistici che solo una “mente diabolica” può concepire.
Giuseppe Tartini, insigne violinista del ‘700, millantava un sogno in cui lo stesso Belzebù gli aveva dettato “il Trillo del Diavolo”,la celebre sonata per violino e basso continuo che presentava difficoltà difficilmente colmabili con la tecnica violinistica coeva.
Paganini, invece, insuperato maestro di ogni possibile artificio tecnico, suscitava ammirazione, invidia, cuori spezzati, “odor di zolfo” e “patti inimmaginabili con le tenebre”, proprio perché osò accarezzare i limiti più d’ogni altro strumentista.
Grazie al solco tracciato da quest’ultimo compositore, numerose generazioni di violinisti hanno imparato l’umiltà, insieme a una positiva tensione verso il superamento di asperità prima ritenute insormontabili.
docente di Violino al Liceo Musicale Attilio Bertolucci: Francesco Sicuri, Michele Pinto
VIOLINO | PROGRAMMI/CONTENUTI – DISCIPLINA ESECUZIONE ED INTERPRETAZIONE |
REPERTORIO | |
primo strumento | |
I BIENNIO |
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II BIENNIO |
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QUINTO ANNO |
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secondo strumento | |
I BIENNIO |
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II BIENNIO |
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